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Commenti al testo di Franca Colozzo
Alice e il carrubo

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 Edi Davoli - 20/02/2018 20:56:00 [ leggi altri commenti di Edi Davoli » ]

Toccante Franca questo sguardo grato al carrubo così importante per la tua famiglia. La sua capacità di accogliere e sostenere la vita ti porta a fantasticare di entrarci dentro da un buco. E lì ti senti come Alice, un sogno, un sogno ad occhi aperti e penna in mano. Saluti!

 Franca Colozzo - 18/02/2018 22:15:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Gradito mi giunge nottetempo il tuo commento, Salvatore. Le carrube - tu lo sai meglio di me - fanno bene se adoperate come infuso, specialmente di questi tempi in cui imperversa l’influenza e non dà tregua la tosse. Durante la guerra hanno rappresentato il sostentamento della popolazione di Gaeta, lasciata sola dopo l’Armistizio e abbandonata al suo destino. Tempi amari veramente! Così raccontavano la nonna di mio marito e mia suocera, che ormai non ci sono più.
D’allora, assecondando la loro volontà ed il nostro desiderio di rispettare le radici, abbiamo lasciato quel carrubo ai margini del loro appezzamento di terreno spazzato via da una ruspa per costruirci sopra. Giocoforza, quando si rientra nei piani urbanistici, bisogna procedere alla realizzazione di abitazioni e servizi e, con enorme tristezza, abbiamo visto smantellata tutta la vegetazione, comprendente anche uliveti.
Quel carrubo è per me il simbolo della sofferenza e della fame, provocate dalla guerra. Ho voluto far rivivere in questa poesia le carrube, quei frutti saporiti che hanno sfamato tante persone che percorrevano l’antica mulattiera in cerca di cibo e di rifugi sicuri per scampare ai rastrellamenti nazisti.
Grazie per il pittoresco commento che ci conduce, come per magia, nel regno di "Alice nel Paese delle Meraviglie". Ti auguro una notte serena.

 Salvatore Armando Santoro - 18/02/2018 20:13:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Tra fiaba e realtà, colori intensi che ne fanno quasi un quadro. Basta soffermarsi ed intingere il pennello tra i rami ed ecco che vengono fuori nuovi colori.
Il carrubo eh? I suoi frutti succosi e spugnosi, ma ricche di sostanze nutritive. Ed io che appartengo ad un altro secolo, quello buio della guerra, me ne ricordo del carrubo e delle carrube. Quante ne ho mangiate? Beh, alle attuali generazioni auguro di non doverne mai mangiare. Meglio le merendine dei supermercati anche se ricche di intrugli. Ma per me il carrubo ricorda la guerra e la guerra non fa bene ne al corpo e neppure all’anima!

 Franca Colozzo - 18/02/2018 17:50:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Errata Corrige: "Nella dura corteccia della vita", anziché
"Nella dura corteccia dalla vita".

 Franca Colozzo - 18/02/2018 12:20:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Nel mondo magico di Alice c’è posto per tutti e il mio carrubo rappresenta per me un’isola felice, come alternativa al mare dove mi immergo e sogno, trasportata lontano dal trambusto della gente o dai pensieri negativi che a volte affollano la mia mente.
Nell’antico carrubo trovo le radici, forti e salde, di un passato centenario, ormai obliato, che mi rammenta come il fluire del tempo sia solo nell’immaginazione degli esseri umani.
Il carrubo è uno dei pochi superstiti di tanti altri presenti sul terreno degli avi di mio marito, il quale ha voluto simbolicamente mantenerlo intatto, alto e possente, in memoria dei tempi passati, soprattutto, dell’ultima guerra quando la gente è sopravvissuta mangiando esclusivamente i suoi frutti.
Grazie Arcangelo per il tuo bel commento. Ti auguro una buona domenica.

 Arcangelo Galante - 18/02/2018 09:17:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Immagini poetiche che fanno immergere il lettore nella magia della Natura.
Sembra proprio di ammirarlo, quell’antico carrubo, coi suoi rami intrecciati ed una folta chioma che tanta frescura porta, nelle estive giornate assolate.
In un suo foro, ci si può infilare, come Alice, e farsi catapultare in un mondo di fantasia, respirando sensazioni e sprigionando emozioni, sopite dalla modernità.
Una lirica che lascia col fiato sospeso, invitando a rimanere cullati tra le braccia di una secolare pianta, a rimirare l’intorno.
Un solare saluto. :-)